lunedì 26 febbraio 2018

Mr. Laurel e Mr. Hardy di John McCabe - Recensione -


Una volta si trovavano in Inghilterra – in tournée – e si meravigliarono del fatto che, ovunque andassero, venivano seguiti da folle di persone. Non avevano ancora capito quanto fossero amati dalla gente. Un giorno, erano in incognito a Cobh, in Irlanda, per riposarsi un po’, e all’improvviso sentirono le campane della chiesa di quel paese che cominciavano a suonare… Era la “Danza dei Cuculi”. Stan ha dichiarato “Ci siamo commossi fino alle lacrime quella volta, perché abbiamo sentito quanto amore proveniva dalle persone”.

Stanlio e Ollio hanno un ruolo importante nei miei ricordi, sopratutto perché gli associo con molto piacere ai pomeriggi passati con mio nonno materno, dove spesso tra un cartone e l'altro vedevamo le loro comiche. Ancora adesso se trovo una loro comica in tv mi ritrovo come da bambino a sghignazzare delle loro disavventure. Il duo comico più famoso del mondo però non è nato a tavolino ne cascando dal soffitto degli studios Roach. Questo libro mette finalmente in luce le persone dietro ai due personaggi e lasciatemelo dire è una storia che vale la pena di essere letta.


Arthur Stanley Jefferson detto Stan e Oliver Hardy detto Babe erano due tipi totalmente agli antipodi. Stan, figlio di un attore teatrale e impresario molto noto in Gran Bretagna, era un maniaco del lavoro e la vera fabbrica di idee comiche del duo (tanto che spesso svolgeva non accreditato il ruolo di co-regista e montatore dei suoi film). Oliver Hardy, figlio di albergatori, era invece un bravo attore, con una bellissima voce e una mimica facciale incredibile. Iniziarono a lavorare insieme nel 1926 per caso, fu infatti grazie al burbero Hal Roach che i due divennero la coppia comica che tutti conosciamo. Anche nella vita reale i due erano legatissimi, e lo furono fino alla fine, nonostante ci fossero numerose voci che ne cercassero di minare la solidità per il loro tornaconto personale.

"Ogni tanto mi chiedono come Stan ed io fossimo riusciti a immaginare i personaggi che interpretiamo nei film: queste persone sono convinte che due tipi così non possano esistere nella realtà. Riconosco che siano più sciocchi di chiunque altro, ma il mondo è pieno di “Stanlio e Ollio”. Ogni volta che viaggio, ho ancora l’abitudine di sedere nella hall degli alberghi e guardare la gente passare, e posso dirle che vedo proprio tanti Stanlio e Ollio. Li vedevo già nell’hotel di mia madre quando ero un bambino: lo sciocco – lo scemerello a cui non accade mai nulla di male – e il furbo, l’intelligentone, che è più stupido dell’altro, solo che non sa di esserlo." 

Il libro di John McCabe è un must have per ogni persona che ama Stanlio e Ollio, ma anche gli appassionati di cinema (sopratutto del periodo muto) vi troveranno una miniera d'oro d'informazioni (Per esempio l'espressione "un cortometraggio da un rullo” o “one-reeler” intendeva un film dalla durata di circa dieci minuti. Di conseguenza un classico “two-reeler”, due rulli, ne dura venti) sulla vita e la regia dei primi film muti. Sono rimasto molto colpito dal fatto che spesso inizialmente non c'era una netta separazione tra attori e trup, con i primi che spesso aiutavano i secondi a realizzare location o i secondi che intervenivano direttamente nella realizzazione del film come comparse ecc.

Non mancano nel libro chicche interessanti come da dove venga il sopranome "Babe" di Oliver Hardy (Praticamente un barbiere italiano gay si era affezionato all'attore e tutte le volte, dopo avergli finito di fare la barba e gli diceva “bee-eello, Baby, bee-eello Baby". Da li tutti passarono a chiamarlo prima baby e poi Babe). Altro spunto interessante è il fatto che il piagnucolio di Stanlio era spesso voluto dai registi nelle situazioni che richiedevano una rapida soluzione ad effetto, ma non era una tecnica particolarmente apprezzata dall'attore.

Vengono anche spiegati con dovizia di particolari manierismi distintivi del duo come il "Tie-twiddle" (l'agitare la cravatta per salutare con effetto comico) o slow burn (fissare dritto nell’obiettivo della macchina da presa e mostrare un’espressione di ribrezzo o di esasperazione), il già citato piagnucolio di Stanlio ecc. Stanlio e Ollio furono però furono anche pionieri degli effetti sonori, infatti rispetto a tanti altri comici capirono che il sonoro poteva essere usato anche per fare altro oltre che riempire il film di noiosi monologhi comici, sopratutto considerando la scarsa qualità dei primi sistemi sonori dei cinema degli anni 30. Fu per esempio di loro invenzione la scena comica dove uno un soggetto cade dalle scale facendo una terrificante serie di rumori mentre la cinepresa riprende esclusivamente le espressioni angosciate di un soggetto in cima alle scale.

"Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, i film sono accomunati da un certo numero di caratteristiche. La loro idea di base doveva essere semplice, con fondamenta realistiche, capace di poter reggere un certo numero di situazioni improvvisate. Il fatto che fossero girati in sequenza fece in modo che sia il susseguirsi delle peripezie che quello delle emozioni sembrasse del tutto naturale."

Foto presa dall'ultimo filmato che vede la Stanlio e Ollio insieme.
Nella foto si nota chiaramente l'ormai pessimo stato di salute di
Ollio, ridotto a ridurre drasticamente peso fino a essere quasi
irriconoscibile. 
Il libro non manca di parlare anche del declino qualitativo della coppia, dovuto principalmente alla volontà  purtroppo necessaria di abbandonare progressivamente i cortometraggi in favore dei più redditizi lungometraggi, che però si adattava poco e male al loro tipo di gag (nate principalmente per i corti) e la difficoltà crescente di mantenere buoni rapporti con Roach. Fa poi veramente male al cuore vedere che quando la coppia ebbe finalmente dopo anni possibilità di ritornare sulle scene come avevano sempre voluto... vedere il progetto andare in fumo per colpa di un ictus che colpi Oliver dieci giorni prima d'iniziare le riprese (e che pochi mesi dopo lo portò alla morte).

Il testo di John McCabe è una biografia di altri tempi, con un tono garbato e umile. L'autore rispetto alle biografie di oggi non cerca mai di scavare nella vita privata dei due attori, evitando sempre di creare scandali, ma preferisce la narrazione di una grande e bella amicizia tra due grandi attori dei tempi passati. Quello che si legge tra le pagine di questo libro è il profondo amore e rispetto per due uomini, prima che personaggi, che sono riusciti a far ridere il mondo intero senza mai scadere nel volgare o nel perverso (forse oggi più di ieri avremmo bisogno di una coppia comica come furono loro).

Bisogna fare i complimenti all'editore Sagoma e alla associazione  “Noi Siamo Le Colonne” sezione italiana del Sons of the desert  per aver finalmente tradotto e curato l'edizione italiana di questo bellissimo libro.

16 commenti:

  1. La citazione che hai messo in apertura la ricordo bene, perché viene raccontata quasi nello stesso modo in un numero del mio fumetto preferito, ovvero “Preacher”. Bellissimo post complimenti, il talento di Stanlio e Ollio è dato spesso per scontato, ma nemmeno celebrato come si deve, grazie per aver segnalato questo libro ;-) Cheers

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    1. Grazie mille :)

      Stanlio e Ollio sono diventati così iconici da occultare il fatto che dietro c'erano due persone con i loro caratteri e vite.

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  2. L'ultimo film che fecero nel 1951 e cioè "Atollo K" fu una co produzione tra Italia e Francia fortemente voluta da un gruppo di produttori ed attori grandi fans della coppia,ma fu rovinata dalle crescenti incomprensioni tra i due comici ed il regista e dal ricovero per dissenteria di Laurel.
    L'attore italiano Vittorio Caprioli che fu della partita (ci sarebbero dovuti essere anche Totò e Fernandel che non se la sentirono per non sfigurare davanti ai due miti) raccontava sempre che per lui fu un colpo al cuore vedersi davanti Laurel & Hardy così invecchiati ed imbolsiti.
    Però, ci pensate? Che film sarebbe stato se avessero partecipato anche Totò e Fernandel?

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    1. Atollo K non l'ho mai visto per la nomea estremamente negativa. Probabilmente era un film destinato fin dall'inizio a fallire (già il fatto che solo la coppia e il regista parlassero inglese non era un buon segno).

      Totò e Fernandel avrebbero risollevato di molto la qualità del film, ma più che per umiltà credo che il loro rifiuto sia dipeso dal fatto di aver subodorato la fregatura insita nella pellicola.

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  3. Io li adoravo da piccolissimo.
    Stavo ore a guardarli in Tv.

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    1. Idem. Non conosco nessuno che non abbia almeno una volta visto una loro gag (anche perché altrimenti sarebbe una pessima persona).

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  4. Sei sicuro di questa frase?: "...vedere il progetto andare in fumo per colpa di un ictus che colpi Stan dieci giorni prima d'iniziare le riprese (e che pochi mesi dopo lo portò alla morte)".
    Potrei benissimo sbagliare, ma io ricordavo Oliver colpito dall'ictus...

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    1. Grazie per la segnalazione, ho corretto l'errore.

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    2. Ehm... a questo punto, già che ci sono, ti consiglio di modificare Stan in Oliver anche nel testo della didascalia alla foto.

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    3. Di niente, figurati. A me fa sempre piacere quando mi indicano dei refusi nei miei post, quindi credo/spero anche agli altri. Certo non è il caso di mettersi a fare i cavillosi, ma almeno gli errori che rischiano di cambiare il senso di una frase è bene segnalarli.

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    4. In realtà, entrambi hanno avuto un ictus. Prima Stan e qualche tempo dopo Oliver. Suggerisco di leggere anche Il cosmo comico di Stanlio, sempre scritto dal grande John McCabe.

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  5. "due uomini, prima che personaggi, che sono riusciti a far ridere il mondo intero senza mai scadere nel volgare o nel perverso"
    Eh si, Sacha baron Choen, Adam sandler e Seth Rogen... stiamo parlando PROPRIO DI VOI!!!

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    1. Non sono contrario a un po' di volgarità quando è inserita con un certo costrutto... ma gli esami da te citati sono i campioni della comicità becera, sopratutto Adam Sandler.

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    2. Una comicità che, oltretutto, non fa MAI ridere! Basti pensare a "Sausage Party", ecco, quello è un esempio perfetto. Prendi invece un film di Ralph Bakshi, uno qualsiasi; anche li vi è una comicità spesso volgarotta ed allusiva, ma viene inserita (appunto) in modo costruttivo, contestualizzato e (il più delle volte) il fine ultimo è quello di mostrare il disagio che si nasconte all'intewrno di una cocietà allo scatafacio. Come in "Fritz il Gatto", a parte che li l'umorismo nero è molto spesso sottile (i gesti volgari servono soprattutto per sottolineare la grettezza dei personaggi e degli ambienti) ma poi tutto prende un senso satirico, di critica e dissacrante che può anche far riflettere.
      In "Sausage Party" non vi è NULLA di tutto ciò... ne critica, ne satira, ne tantomeno comicità; solo una sfilza di luoghi comuni, volgarità gratuite assortrite, personaggi uno più antipatico e fastidioso dell'altro (giuro, ho finito per tifare Lavanda perchè speravo facesse fuori TUTTI), un protagonista che non è ne carne ne pesce e neanche un non troppo celato sentimento estremamente politicamente corretto nella sua ridicola moraletta retorica del "andiamo tutti daccordo, siamo tutti uguali, abbattiamo le bariere ecc." che termina con quella cazzo di orgia finale.
      Veramente, il trionfo dello schifo e l'inno al degrado.

      Si, sono daccordo con voi; oggi gente come Stanlio e Ollio (e Totò) servirebbe più che mai all'interno del panorama della comicità.

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    3. Ti ragione su Ralph Bakshi, un genio dell'animazione mai compreso veramente. Su Sausage Party non mi pronuncio perché non ho visto il film.

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